Narayana: Rabarama
In collaborazione con
Sponsorizzato da
A cura di SimonBart Gallery
SimonBart Gallery _ Via Aga Khan 1 - Promenade du Port, Porto Cervo
Inaugurazione : 11 Agosto 2016 – 19:30
Orari d'apertura:
Lunedì - Domenica: 10:00 - 13:00; 18:00 - 00:00
Dopo il successo della mostra Blend - Accardi Constantine, evento inaugurativo della stagione estiva 2016, la SimonBart Gallery di Porto Cervo prosegue il proprio ciclo di iniziative con la mostra Narayana. L’esposizione è dedicata agli ultimi lavori della scultrice e pittrice Rabarama ed è incentrata su un tema di antichissima tradizione filosofica e religiosa: l’acqua, elemento primordiale e fondante di ogni forma di esistenza.
Ad ospitare l’evento saranno, così come per il vernissage inaugurativo, la sede della galleria e l’esclusivo Summer Studio della Rolls-Royce.
L’acqua, come principio e al contempo metafora della vita umana, ha rappresentato un tema trasversale a culture d’ogni tempo. I miti e le simbologie che hanno accompagnato l’evoluzione dell’uomo fin dalle sue origini, rappresentano l’acqua in una dimensione sacrale e comune a tutte le culture.
“Acqua, tu sei la fonte di tutte le cose e di ogni esistenza”, recita una principio induista. Proprio la religione indù attribuisce da sempre una fondamentale rilevanza al tema dell’acqua. Il culto e la mitologia indiane, cui Rabarama si ispira nei suoi ultimi lavori, assumono come motivo ricorrente la sacralità dell’acqua, simbolo cosmogonico per eccellenza. “Nārāyana”, letteralmente “abitante delle acque”, è, nel pantheon induista, l’uomo primordiale, origine di tutte le cose. Acqua, dunque, come scaturigine di vita, eternità, vigore.
Quel vigore esibito dalle pose ardite e dalla gestualità contorta, riflessiva delle ultime opere di Rabarama, riprende motivi e temi cari alla sensibilità indù per approdare ad esiti artistici di marcata dinamicità; e ci arriva a seguito di un percorso complesso e travagliato.
Nei suoi ultimi lavori infatti Rabarama supera quella concezione deterministica del cosmo, che vedeva l’uomo relegato, citando l’artista, a mero “computer biologico”, incapace di padroneggiare il proprio destino, per approdare ad esiti fortemente meditativi, di un vitalismo prorompente. Le sue figure umane, dalla pelle “tatuata”, cosparsa di segni tribali, retaggi di arcaiche civiltà, assumono pose concitate e ardite, come a volersi liberare dall’involucro che le attanaglia.
Muovendo dalla filosofia indù Rabarama esprime, attraverso l’esuberanza cromatica e il dinamismo delle pose, la condizione dell’uomo contemporaneo, cogliendone tensioni e inquietudini. Un linguaggio, dunque, di indubbio impatto drammatico, espressionista, “aggressivo per lo spettatore come per il creatore”, come lo definisce il direttore del Museum of Art di Boca Raton di Miami, George S. Bolge; eppure un linguaggio al servizio di un messaggio pienamente ottimista, di energia debordante e di incontenibile vitalità.
In Narayana Rabarama riesce, attraverso la sofferta ricerca sulla condizione esistenziale dell’uomo di oggi, a dare voce al suo eterno, indomabile desiderio di speranza e libertà.