Leonardo Cremonini Italia, 1925-2010
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Leonardo CremoniniOrizzonti rubati, 2008Oil on canvas, diptych120 x 210 cm
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Leonardo CremoniniPianoforte con specchio, 2003Oil on canvas90 x 80 cm
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Leonardo CremoniniSoupirail et parentheses, 2000Oil on canvas90 x 120 cm
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Leonardo CremoniniBar di notte, 1999/2000Oil on canvas, diptych116 x 179 cm
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Leonardo CremoniniUn’ombra del mattino, 1999Oil on canvas91 x 65 cm
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Leonardo CremoniniLa chaleur du midi, 1995/2000Oil on canvas100 x 184 cm
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Leonardo CremoniniRoberta ti amo, 1995Tempera and oil on canvas139 x 100 cm
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Leonardo CremoniniLes temps vides au couchant, 1994/1996Tempera and oil on canvas, diptych130 x 309 cm
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Leonardo CremoniniSilences indiscrets, 1994/1996Tempera and oil on canvas, diptych114 x 227 cm
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Leonardo CremoniniLe parentesi vuote, 1988/1990Tempera and oil on canvas70 x 152 cm
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Leonardo CremoniniLe temps libres, 1980/1982Tempera and oil on canvas, diptych131 x 292,5 cm
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Leonardo CremoniniLibertà di parola, 1971Oil on canvas130 x 195 cm
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Leonardo CremoniniLe parentesi del gioco, 1970/1972Oil on canvas, diptych199 x 322 cm
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Leonardo CremoniniAu Coin du Plein Air, 1967Oil on canvas, diptych103 x 210 cm
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Leonardo CremoniniLe parentesi dell'estate, 1965/1966Oil on canvas, diptych130 x 275 cm
Cremonini non può essere definito un impressionista, un surrealista, un metafisico e altre categorie d’interpretazione estetica che la facevano da padrone tra la fine Ottocento, metà Novecento. Al di là dei tatticismi critici, la cui bravura generalmente è saper dire tutto e il contrario di tutto, Cremonini era diventato un banco di prova dell’interpretazione proprio in quegli anni Sessanta Settanta in cui imperversavano le neoavanguardie con i loro derivati. Un banco di prova soprattutto da parte di scrittori, letterati, filosofi, poeti, che nel “testo” pittorico trovavano la possibilità di rivalutare le sue tecniche espressive, lontane da installazioni, sperimentalismi decostruttivi, di cui, appunto, si poteva dire tutto e il contrario di tutto.
Stefano Zecchi
Leonardo Cremonini nasce a Bologna il 26 novembre 1925.
Il padre Luigi, ferroviere, dipinge fin dalla giovinezza e trasmette la sua passione al figlio. Nel 1936 la famiglia si trasferisce a Paola, in Calabria, dove il giovane Leonardo ha modo di scoprire l’Italia meridionale e la luce mediterranea, che sarà sempre presente nei suoi dipinti.
Nel 1941 ottiene una borsa di studio dal Collegio Venturoli che gli permette di studiare per quattro anni all’Accademia di Belle Arti di Bologna, dove segue i corsi di Alfredo Protti, Farpi Vignoli, Luciano Minguzzi e Guglielmo Pizzirani, con il quale stringerà una profonda amicizia. Nel 1945, sempre con la stessa borsa di studio, si iscrive all’Accademia di Brera a Milano, dove conosce e instaura un forte legame con il pittore Karl Plattner e con Dario Fo, mentre i suoi maestri saranno Italo Valenti, Aldo Carpi e Aldo Salvadori. In questo periodo effettua lunghi soggiorni all’Isola Comacina, sul Lago di Como e instaura relazioni di amicizia con diversi personaggi noti, quali Mario Sironi, Giò Ponti, Marco Valsecchi, Lamberto Vitali e Violetta Bisesti.
Finita la formazione, nel 1950 si trasferisce a Venezia dove conosce Peggy Guggenheim, la quale gli fornisce un piccolo studio e dove frequenta Virgilio Guidi e Giuseppe Marchiori. Il 1951 si dimostra un anno fondamentale nella biografia dell’artista che si reca a Parigi con una borsa di studio del governo francese. La sua candidatura è stata sostenuta in particolare dallo scrittore Elio Vittorini e dal pittore Mario Sironi. Cremonini si stabilisce nella capitale francese e frequenta i circoli artistici, dove incontra la linguista Giovanna Madonia, sua futura compagna, pur continuando a fare lunghi soggiorni in Italia. Tra il 1951 e il 1955 soggiorna a Forio sull’isola d’Ischia, dove incontra Werner Henze, Carlyle Brown, Pavel Tchelitchev, Catherine Viviano e Henri Cartier-Bresson, che gli scatterà numerosi ritratti.
A partire dal 1952, Cremonini espone quasi esclusivamente alla Catherine Viviano Gallery di New York, anche se non vi risiede.
In questo periodo avviene il primo cambiamento significativo nella pittura di Cremonini, il cui percorso stilistico può essere suddiviso a grandi linee in tre macro periodi: la prima fase accademica, ancora legata a un chiaro realismo e a stilemi figurativi tradizionali, il decennio tra 1952 e il 1962, in cui la sua pittura si orienta verso soluzioni più aggiornate e una figurazione più stilizzata, e la fase più matura che si definisce tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta e proseguirà fino alla morte.
Nel corso degli anni Cinquanta, la sua pittura si fa più fisica, materica, lasciando tracce di pennello e colatura sulla tela. Si avverte allo stesso tempo una certa monumentalità primitiva e la ricerca di un’unità cromatica, basata sulle variazioni dello stesso tono. La linea è tuttavia sempre presente a definire le forme, conferendo ai suoi lavori una natura mediterranea.
Nel 1954, durante una sua mostra a Roma, conosce Francis Bacon con il quale stringe amicizia e che lo presenta a Erica Brausen, che gli dedica una mostra alla Hanover Gallery di Londra.
Nel 1955 si stabilisce definitivamente a Parigi, dove prende casa e studio con Giovanna Madonia in rue de Buci, studio che conserverà fino alla sua scomparsa.
Nel 1956 è a Douarnenez, nel Finistère, dove incontra Georges Perros. L’anno seguente, il critico d’arte americano e futuro direttore del dipartimento di pittura del MoMA, William Rubin, nota Cremonini e scrive uno dei primi articoli di approfondimento sul suo lavoro, che appare sulla rivista “Arts” del febbraio 1957.
Nel 1957, non riuscendo a trovare casa a Ischia, già troppo di moda, parte alla ricerca di un’isola e si innamora di Panarea, dove trova diverse case e le propone ai suoi amici – Sebastian Matta, Anselmo Francesconi, Erica Brausen, Karl Plattner – che lo raggiungono, dando vita a una comunità di lavoro privilegiata.
Risiede sull’isola fino al 1959, e a partire dagli anni Sessanta espone principalmente in Europa, collaborando con la Galerie du Dragon a partire dal 1962. Continua vivere a Parigi, alternando soggiorni di lavoro a Bertinoro, Procida, Bagheria, Sanlucar de Berrameda in Andalusia, Trouville in Normandia, a Panarea e, a partire dal 1974, sui colli fiorentini. Già in questi anni si definiranno alcune amicizie fondamentali con scrittori e artisti – Gino Severini, Balthus, Dacia Maraini, Henri Cartier-Bresson, per fare solo alcuni nomi noti – che definiranno la natura intellettuale e profonda di Cremonini, il quale rimarrà sempre fedele a un individuale percorso di sperimentazione figurativa, lontano dalle tendenze più note della seconda metà del XX secolo.
Dal 1960, nel contesto della guerra d’Algeria che lacera la Francia, dipinge alcune opere a sostegno della causa algerina per poi dedicarsi a partire da 1961 a nuovi soggetti più intimi, come le donne con specchio su fondo mediterraneo, che corrispondono all’inizio di un cambiamento stilistico tanto profondo quanto veloce. I colori si intensificano, non più giocati sulle sfumature, ma sul contrasto, sempre più vivaci, talvolta acidi, e le composizioni sono organizzate secondo una struttura geometrica fatta di verticali e orizzontali. La pittura riposa, la vita si spegne e i soggetti si fanno come sospesi, legati alla memoria: le scene sono dipinte con precisione realistica, ma l’atmosfera si fa malinconica, quasi metafisica. Porte semiaperte, lunghi corridoi, terrazze affacciate su un mare piatto e deserto, personaggi senza personalità, specchi che riflettono stanze vuote e distorte, elementi geometrici incongrui, questi saranno i soggetti della pittura di Cremonini per quasi cinquant’anni. La sua pittura racchiude un linguaggio crittografato, che va interpretato e sembra celare un dramma esistenziale, motivo per cui molti nomi illustri, da William Rubin a Umberto Eco, da Alberto Moravia a Italo Calvino, hanno scritto e fatto luce sul suo lavoro. Basti pensare che il filosofo Louis Althusser, in un articolo del 1966 pubblicato sulla rivista “Démocratie nouvelle”, dedicherà all’arte di Cremonini il suo unico testo sulla pittura.
Nel 1963, dalla relazione con la linguista Giovanna Madonia, nasce il figlio Pietro, oggi architetto a Parigi.
Nel 1964 ottiene una sala personale durante la XXXII edizione della Biennale di Venezia e nel 1965 riceve il Premio Biennale di San Marino ed espone alla IX edizione della Quadriennale di Roma.
Tra il 1969 e il 1974 gli vengono dedicate diverse mostre monografiche nei musei di Bruxelles, Praga, Basilea, Lund, Bologna, Parigi, Darmstadt e Strasburgo nonché alle Maisons de la Culture di Saint-Étienne, Grenoble, Amiens e Chambéry.
Nel 1972 incontra la pittrice Roberta Crocioni, con lei viaggerà il mondo e insieme compreranno una casa sulle colline di Firenze nel Chianti, si sposeranno nel 1990.
Alternerà lunghi soggiorni tra Parigi, Panarea e la Toscana per il resto della vita.
Nel 1979 ha luogo la sua prima mostra alla Galerie Claude Bernard, a Parigi – la galleria gli dedicherà dieci mostre personali tra il 1979 e il 2006 – e in quell’anno Cremonini riceve il Premio del Presidente della Repubblica Italiana all’Accademia di San Luca.
Nel 1980 gli viene dedicata una retrospettiva al Seibu Museum of Art di Tokyo e dal 1983 è Chef d’Atelier de Peinture presso l’École Nationale Superieure de Beaux Arts di Parigi, incarico che ricoprirà fino al 1992.
Nel 1984 è ospite d’onore al Festival di Spoleto, che gli dedica una retrospettiva, mentre nel 1985 viene scelto per eseguire il Drappellone assegnato al vincitore del Palio di Siena nell’agosto di quell’anno.
Nel 1987 Skira pubblica un’importante monografia dedicata ai suoi dipinti tra il 1953 e il 1987, accompagnata da testi sull’artista di William Rubin, Pierre Emmanuel, Louis Althusser, Max Clarac Sérou, Michel Butor, Alberto Moravia, Pierre Gaudibert, Gilbert Lascault, Italo Calvino, Umberto Eco, Geneviève Breerette, Alain Jouffroy, Marc Le Bot e Jacques Brosse.
Nel 1995 il Museo SEITA dedica una mostra ai piccoli formati e agli acquerelli di Cremonini, mentre nel 2002 e 2003 due grandi mostre retrospettive del suo lavoro vengono ospitate rispettivamente dalla Permanente di Milano e dalla Pinacoteca Nazionale di Bologna.
Negli anni Duemila, Cremonini è presidente dell’Accademia di San Luca a Roma, Commendatore delle Arti e delle Lettere in Francia e membro dell’Académie Royale de Belgique, dell’Académie des Beaux-Arts à l’Institut de France e all’Accademia delle Belle Arti e del Disegno di Firenze.
La sua ultima mostra alla Galerie Claude Bernard avviene nel 2006, quando espone lavori recenti, datati dal 1999 al 2005. Del 2007 è la grande retrospettiva alla Galleria Nazionale di Praga, mentre nel 2008 a Legnano si svolge una mostra dedicata ai suoi primi lavori degli anni Quaranta.
Infine nel 2010 vengono organizzate ad Atene due retrospettive, una dedicata ai dipinti e una ai disegni. Leonardo Cremonini muore a Parigi il 12 aprile.
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